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La gabbia dei conigli, Tess Gunty

Una composizione di fiori di campo e foglie di papavero: margherite rosa, fiordaliso azzurri, papaveri rossi e simil margherite gialle.

L’esordio della scrittrice Tess Gunty si chiama La gabbia dei conigli, in Italia edito da Guanda nella traduzione di Alba Bariffi, ed è il romanzo vincitore del National Book Award for Fiction del 2022. Si tratta della più giovane scrittrice a vincere dai tempi di Philip Roth, che all’epoca della vittoria per Goodbye, Columbus, nel 1960, aveva 27 anni.

Nelle intenzioni, La gabbia dei conigli è un romanzo polifonico, ricco di personaggi stravaganti e ossessivi, tutti abitanti della Conigliera, un complesso residenziale claustrofobico ricavato da vecchi alloggi per operai della immaginaria fabbrica automobilistica Zorn dell’altrettanto immaginaria città di Vacca Vale, Indiana. Vacca Vale è il simbolo di tutte quelle città del Midwest statunitense, nella Rust Belt per la precisione, che hanno conosciuto il declino economico dopo la chiusura improvvisa delle fabbriche manifatturiere che tanto avevano promesso.

In questo contesto decadente, svetta la storia di Blandine Watkins, un’eterea diciottenne troppo piccola per innescare una rivoluzione, ma determinata a fare la sua parte. Fra dialoghi psichedelici, ossessioni malsane e solidi discorsi anticapitalismo, Blandine diventa una nuova eroina della narrativa statunitense: lucida, visionaria e, all’occorrenza, portatrice sana di rabbia. L’analisi del romanzo, tra riferimenti letterari, storici e cinematografici – tra cui Michael Moore, Maggie Nelson e Joyce Carol Oates e un suo romanzo di vent’anni fa a cui sono molto legata – è su L’Indiependentee

Per approfondire alcuni temi dell’analisi

Nell’esergo del romanzo, Gunty cita un dialogo estratto dal primo documentario di Michael Moore, Roger & Me, del 1989. Si tratta del racconto del declino economico della città di Flint, in Michigan, luogo natale di Moore, a seguito della chiusura della fabbrica General Motors e la perdita del lavoro da parte di trentamila operai.
Il Roger del titolo è Roger B. Smith, l’allora amministratore delegato della General Motors.
Su Youtube è disponibile il trailer del documentario.

Nell’analisi su L’Indiependente cito anche Bestie, romanzo di Joyce Carol Oates del 2002.
Gillian Brauer è una studentessa completamente affascinata dal suo professore di poesia al college, Andre Harrow, e dalla moglie scultrice, Dorcas. L’intreccio fra i tre si fa progressivamente torbido e pericoloso fino alla vendetta finale di una Gillian trasformatasi, finalmente, da preda in cacciatrice.

Approfondimenti sull’autrice

Su YouTube è disponibile il video della vittoria del National Book Award for Fiction del 2022.

Da ascoltare anche questa intervista a Tess Gunty per Barnes & Noble in cui cita le sue ispirazioni letterarie.

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