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“Sempre tornare” di Daniele Mencarelli.

Una composizione di fiori di campo e foglie di papavero: margherite rosa, fiordaliso azzurri, papaveri rossi e simil margherite gialle.

Daniele Mencarelli chiude la parentesi dell’autofiction iniziata con “La casa degli sguardi” e proseguita con il fortunatissimo “Tutto chiede salvezza”, con “Sempre tornare“, edito da Mondadori. Una trilogia all’incontrario la sua, in cui “Sempre tornare” scava più a ritroso e risale agli anni della tarda adolescenza. Torna Daniele, siamo nell’agosto 1991, questa volta protagonista di un romanzo di viaggio, un’avventura in solitaria di un adolescente in cui molte e molti si possono riconoscere. Questo di Daniele Mencarelli e il primo romanzo corale che si sviluppa attorno alla crescita di Daniele, ai suoi dubbi e le sue incertezze.

Questo dolore, il mio dolore, è più grande di me.
Ha secoli. Millenni.
Non so perché mi abbia scelto.

“Tutto chiede salvezza” è uno dei romanzi chiave nella mia formazione di lettrice, con “Sempre tornare” chiudo quel cerchio che TCS aveva fatto a pezzi. L’affetto per Mencarelli scrittore e poeta che fa a pezzi sé stesso per raccontare il male di molti, compreso quello mio, è infinito soprattutto perché dimostra come anche l’inquietudine e il vuoto sappiano essere poesia.

L’analisi letteraria completa della trilogia di Daniele Mencarelli è su L’Indiependente.

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