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Michael McDowell, da Blackwater a Gli Aghi d’oro

Una composizione di fiori di campo e foglie di papavero: margherite rosa, fiordaliso azzurri, papaveri rossi e simil margherite gialle.

Esiste una regola non scritta secondo cui se un’autrice o autore vengono consigliati da Stephen King, la probabilità che i loro lavori mi piacciano aumenta vertiginosamente. É successo con Ohio di Stephen Markley e il fenomeno si è ripetuto con Michael McDowell.
McDowell debutta nel mercato italiano con la saga di Blackwater, pubblicata da  Neri Pozza, che nel lancio del progetto editoriale (visto in Francia l’anno prima e di cui ha mantenuto le stesse fortunatissime copertine) ha citato più volte il maestro King e la sua benevolenza verso McDowell – lo definì il migliore scrittore di originali tascabili in America. Non c’è, però, una corrispondenza diretta fra l’horror di Stefanone e quello di McDowell, anche se quest’ultimo ha esplorato il genere gotico e l’ha portato fin nelle sceneggiature (è tra gli autori di Beetlejuice e The Nightmare Before Christmas).

Blackwater è, invece, una saga familiare oscura dal finale perfetto, con quel tocco di gotico che inquieta senza disturbare il sonno, ottimamente resa nell’edizione audiolibro con la lettura di Antonella Civale. Narra cinquanta anni della famiglia Caskey, ricchi proprietari di terreni e segherie, e della loro Perdido, città reale dell’Alabama romanzata nei dettagli. Tutto inizia con la piena del fiume del 1919: una donna di nome Elinor emerge dalle acque nere e arriva a sposare Oscar, figlio di Mary Love, capostipite dei Caskey. Quello che si snoda da qui in poi è il racconto di una famiglia matriarcale in cui gli uomini sono piatti accessori, mentre le donne spiccano per intelligenza, furbizia e malvagità. Sono loro a muovere i fili di Blackwater, metaforicamente e letteralmente, e stringono fra le dita il potere e la trama delle vendette personali. Le donne portano avanti famiglia e lavoro, mostri e salvatrici allo stesso tempo, protagoniste assolute di tutto, dalla furia cieca alla più disperata infelicità. E finalmente non c’è spazio per la retorica delle donne scritte dagli uomini, né per descrizioni fisiche superflue (gli scrittori pigri spesso ci tengono a specificare taglie di seno e forme dei corpi) o convenevoli in questa saga familiare che sa inserirsi senza timori nella grande narrativa statunitense.

copertina del libro Gli aghi d'oro in una libreria.All’inizio del 2024 McDowell torna in libreria con “Gli aghi d’oro”, romanzo thriller autoconclusivo ambientato nella New York della Gilded Age. L’analisi di questa nuova uscita e dell’opera e l’importanza di McDowell nella narrativa non solo di genere è su L’indiependente.

Foto di Alessia Ragno.

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