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L’isola dove volano le femmine, l’esordio di Marta Lamalfa

dei rametti di Azzeruolo Rosso, detto anche Lazzeruolo, con le sue foglie verdi e ovali e numerose bacche rosse tonde.

Un libro davanti a una libreria, nelal copertina due donne sembrano spiccare il voloSi diceva che fossero capaci di magie e dispetti, ma soprattutto sapevano volare sopra le nuvole da Alicudi, nelle Eolie, fino a Palermo, in un battito di ciglia. Sono le majare, donne/streghe protagoniste dell’esordio nella narrativa di Marta Lamalfa per Neri Pozza, L’isola dove volano le femmine. Siamo ai primi del Novecento e la carestia ad Alicudi costringe gli abitanti a usare la segale cornuta per il proprio pane. La chiamano così perché ci sono delle piccole protuberanze nere sulle spighe, hanno un cattivo odore, di marcio e perduto. Questa segale li avvelenerà per anni: le protuberanze, dette tizzonare, contengono funghi velenosi e allucinogeni. Ma la fame è fame, soprattutto per una delle famiglie più povere della città. Sono i membri di questa famiglia gli altri protagonisti del romanzo, anime che Lamalfa segue con cura e a cui attribuisce una voglia di riscatto timida ma crescente.

Ritorno alla rubrica che mi diverte di più, le Tre Domande per scrittrici e scrittori esordienti, e con Marta Lamalfa dialoghiamo sulla costruzione del romanzo, delle intenzioni di scrittura, della lingua antica che costruisce per questo libro e del ruolo del Meridione nella narrativa italiana. 

Per approfondire

Il documentario L’isola analogica di Francesco G. Raganato dedicato alle leggende di Alicudi.

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